Industry 4.0 e l’importanza di “aprire”
Oggi nel mondo dell’automazione industriale, se escludiamo pochissime eccezioni, tutta la tecnologia che viene proposta sotto la bandiera dell’ Industry 4.0 viene utilizzata fondamentalmente per effettuare una “fotografia” della realtà. La catena di acquisizione del dato ( sensori, Meter, Plc, Scada, DB, Software vari di Energy Management) finisce tutta all’interno di una reportistica più o meno esaustiva.
La parte decisionale ed attuativa, elemento fondamentale per la creazione del vero valore aggiunto, è ancora relegata ad una persona ( imprenditore, Energy manager etc.) con tempistiche decisionali ancora troppo lunghe.

Il risultato è che si innova e si investe per portare a casa qualche agevolazione fiscale, un po’ di efficientamento ( per quelli che qualche piccola decisione la prendono) e qualche risultato (non significativo) in termini di ottimizzazione fisica dei processi industriali.
Il recupero degli investimenti pertanto risulta ancora troppo lungo e lento che solo poche e grandi aziende possono permettersi di affrontare.
Esistono già ora dei servizi in grado di analizzare in realtime grossi volumi di dati permettendo, attraverso l’individuazione di modelli ricorsivi ,di farci scoprire i punti migliorabili di macchine , impianti e processi.
I processi fisici delle nostre macchine ed impianti ad oggi hanno ancora ampi margini di ottimizzazione, dipende tutto da che strumenti utilizziamo per approfondirne la loro conoscenza.
Oggi la tecnologia informatica che già c’e’ , può consentirci di buttare un occhio là dove prima non si riusciva a vedere e farci scoprire informazioni nuove sui processi che abbiamo davanti da sempre.
Esistono servizi che possano connettersi ai nostri impianti ed oltre ad acquisire ed analizzare il nostro processo possano in una certa misura prendere decisioni ( attuare ) .
Ad esempio esiste un servizio rivoluzionario che si occupa di Flessibilità elettrica in grado di ottimizzare fisicamente qualsiasi tipo di processo ed al contempo di dispacciare l’energia risparmiata direttamente sul mercato elettrico nazionale aggiungendo al risparmio ( riduzione del prelievo da rete) anche un guadagno (messa in vendita di quell’energia contrattualizzata che però non serve al processo di consumo).
Tuttavia delegare a Servizi esterni la parte analitics e sopratutto quella decisionale ed attuativa non è oggi nelle corde delle piccole e medie imprese italiane e non solo per un problema di costi.
Il problema non è tecnologico ma culturale. Le aziende faticano ad “aprire” per una serie di timori generati da una scarsa conoscenza della materia ed una certa “pigrizia” a valutare cambiamenti o integrazioni in quei modelli di business che le hanno fatte prosperare fino ad oggi.
Questioni come privacy, sicurezza informatica, paura di sottrazione dei dati diventano un po’ la scusa che non fa compiere quell’ultimo fondamentale “miglio” che ci separa dalla vera essenza di questa quarta rivoluzione industriale.
Certo, privacy e sicurezza sono importanti ma sono questioni che si possono già risolvere adesso. Eppure meno del 50% delle aziende in Italia utilizza per le connessioni remote di semplice teleassistenza le VPN certificate basate su server “proprietari” , ma in tantissimi si affidano ancora a servizi di connettività semi-gratuiti dei quali si sa poco o nulla su come gestiscano i nostri dati ed ai quali non chiediamo stranamente nessuna garanzia.
Solintec
Autorizzare un servizio esterno a cambiare un set-point all’interno dell’ azienda o a decidere quando modulare un certo carico è oggi culturalmente inconcepibile per una grande maggioranza delle aziende.
Eppure a livello privato stiamo concedendo ben di più e da parecchi anni ormai. Pensiamo al nostro patrimonio personale che da molti anni viaggia sotto forma di flussi di dati tra una banca e l’altra.
Solintec
Quella che oggi appare ancora come una scelta facoltativa, molto presto potrebbe diventare condizione sine qua non per la sopravvivenza delle aziende.
Il #covid19 nella sua tragicità avrebbe potuto essere un ‘acceleratore di questo processo di cambiamento , ma ad oggi non sembrano presenti segnali in tal senso.
C’è una fretta generalizzata di rientrare velocemente nella propria area di confort.
Perchè affidarsi a servizi esterni ?
Nell’automazione industriale PLC e SCADA sono considerati da molti la “maxime intelligentia”, in realtà si tratta di dispositivi che eseguono sequenzialmente delle macro pre-impostate dal programmatore che tengono conto solo di variabili legate specificatamente al processo o alla macchina stessa (variabili endogene). I cicli preimpostati vengono poi eseguiti , immutabili, fino a fine vita delle macchine.
Questi dispositivi non tengono conto di quelle variabili esterne al processo, ma che hanno la facoltà di modificarne il rendimento (variabili esogene).
Un esempio :
se una macchina, per carico d’ordini ricevuti deve produrre “n” pezzi nel mese corrente, un’intelligenza che tenga conto anche di variabili esogene può decidere di attivare la macchina nei momenti della giornata in cui l’energia elettrica costa meno o in momenti in cui l’Isoconfort ambientale é più favorevole a massimizzarne il rendimento, ovviamente rispettandone il vincolo produttivo.
Il servizio esterno proposto in modalità “as a Service” potrebbe inoltre rappresentare un investimento più sostenibile per molte aziende e consentirebbe di valutarne in corsa i benefici fino al punto, se necessario, di sostituirlo con un’altro più performante ” senza spostare fili “.
Essere realmente Industry 4.0 – ready dunque potrebbe essere direttamente legato alla capacità di “aprire” per poter ottenere il vero valore aggiunto usufruendo appieno della tecnologia già ad oggi disponibile.
Aprire potrebbe significare predisporsi per avere in una piattaforma software aziendale una buona parte dei propri dati ( quelli che servono) ed essere pronti ad esporre all’esterno sia registri in lettura che registri in scrittura, concedendo le autorizzazioni necessarie a quei Servizi che si sceglierà di volta in volta di adottare.

“I livelli qualitativi tendono all’omogeneità, e ciò esclude che la qualità possa risultare un fattore determinante nella scelta della marca.”
“L’unicovantaggio competitivo sostenibile consiste nella capacità di apprendere e di cambiare più rapidamente degli altri.”
“Vi sono due tipi di imprese: quelle che cambiano e quelle che scompaiono.”
Philip Kotler
